Marco Granelli

Primarie PD: il mio pensiero dopo la vittoria di Elly Schlein

Elly Schlein ha vinto 54 a 46 ed è la segretaria del PD, dopo tanti incontri nei circoli, dibattiti pubblici e più di un milione di cittadini che sono andati a votare, pure in una giornata fredda e uggiosa. Sicuramente è un metodo che ha tanti difetti, ma nessuno può negare che sia democrazia e partecipazione. Poi si può è si deve sempre migliorare.

Schlein ha saputo meglio interpretare e rappresentare la tanta voglia di cambiamento della comunità e del popolo del PD. Ora al lavoro ciascuno al suo posto chi in maggioranza, chi in minoranza, ma in quel partito che io credo, e lo chiedo, debba rimanere una comunità dove si partecipa, ci si confronta, si decide e magari si agisca con maggiore chiarezza e determinazione. Dove quelli che hanno voluto entrare nei seggi e votare anche dopo tanto tempo, ora ci stiano e facciano parte della comunità. Ma spero e chiedo che sia sempre un partito plurale, non minoritario che aspiri e si sforzi di parlare a tante parti del paese, non a una sola.

Io ho votato e sostenuto Bonaccini e credo ancora che lui saprà dare al PD ancora molto, voce di quel 46% che lo ha convintamente votato. Lo ringrazio per quanto ha fatto, per quanto fa ogni giorno nella sua Regione e per quanto farà nel PD rinnovato. Io la mia parte la continuerò a fare con le mie capacità e con i miei errori, ma ora l’onere della prova è della segretaria che ha vinto e io ci metto lealtà, voglia e determinazione.

Ho scelto di stare nel PD perché è nato mettendo insieme esperienze identitarie popolari diverse, ma che hanno scelto di contaminarsi e di stare insieme nelle sfide della lotta alla diseguaglianze, nella democrazia, nella giustizia sociale, nel lavoro, nella libertà, nei diritti sociali, nel credere che esitano le libere aggregazioni di cittadini che lavorano per il bene comune in modo innovativo e di grande valore, nel credere che l’iniziativa privata sia essenziale per crescere e debba avere regole dettate dalle istituzioni per ridistribuire, per garantire e tutelare chi non ce la fa.

E penso che la cultura cattolicodemocratica espressione di tanti politici importanti come Tina Anselmi, La Pira, Moro, e tanti altri debba continuare a fare parte di questa storia di centro sinistra, di un partito plurale, solidale, popolare. Io ci sto, e non salgo e scendo da un partito come un bus, e mi batterò per questa idea di partito e di politica, radicale nei valori, plurale e maggioritaria nel metodo e nel dialogo.

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