Marco Granelli

Minori stranieri non accompagnati, l’impegno di Milano per sicurezza e inclusione

Minori stranieri non accompagnati, a Milano più di 1.300 giovani ospitati ogni giorno, che arrivano al Comune che deve intervenire per Legge e bene fa il Welfare ad avere comunità sul territorio con il Terzo settore per l’accoglienza. A Milano arrivano in tanti. E lo sforzo del Comune e del Terzo settore è dare accoglienza e aiutare un’inclusione vera e giusta.

Ieri io e l’assessore Lamberto Bertolè siamo stati a trovare uno di questi centri a salutare operatori, ospiti, e la Polizia Locale che lì cerca di dare sicurezza insieme a Polizia di Stato e Carabinieri. La maggioranza di questi giovani, anche grazie a questo sforzo di Comune e Terzo Settore e a bravi educatori, si costruisce un futuro di lavoro e inclusione nella nostra città. Qualcuno di loro però prende altre strade e usa la violenza, verso le stesse comunità, distruggendole, facendo furti e scippi ai cittadini nei quartieri. Nelle ultime settimane abbiamo avuto alcuni di questi ragazzi che hanno messo a dura prova le comunità e i quartieri. Sono pochi ma fanno molti danni.

Come Polizia Locale abbiamo disposto controlli e presidi nelle comunità dove vi erano le maggiori criticità, di giorno e di notte. Polizia di Stato e Carabinieri sono intervenuti direttamente. Così oggi ad esempio Polizia di Stato ha fatto 3 arresti, e così 3 di questi giovani sono in carcere. Intervenire con chiarezza e determinazione su chi sbaglia e usa violenza è giusto e deve essere fatto subito, per garantire la sicurezza e dignità per le centinaia di minori che invece seguono le regole e percorrono strade di inclusione.

Vorrei sottolineare tre punti:

  1. Dobbiamo dare a questi giovani strade possibili di inclusione, di scuola e lavoro e dobbiamo fare in modo che gli operatori sociali di queste comunità siano preparati, pagati il giusto e aiutati nel loro lavoro.
  1. Dobbiamo fare in modo che lo Stato eviti concentrazioni che non permettano di fare bene il lavoro sociale, e che il Ministero dell’Interno faccia gli hub dove poi orientare e redistribuire; oggi tutto è lasciato ai Comuni.
  1. Dobbiamo fare in modo che chi sbaglia venga subito individuato, denunciato e fermato dalle Forze dell’Ordine e dalle Polizie Locali e sia oggetto di provvedimenti tempestivi dell’autorità giudiziaria. E fare in modo che vi siano posti nelle strutture che li devono contenere e accedere alle comunità penali e ai percorsi di cambiamento. Non possiamo pensare che un giovane di 16 anni sia un delinquente per la vita. Certo se lo lasciamo solo nella sua delinquenza e solo in balia di altri delinquenti, avrà il futuro segnato. Se invece lo inseriamo nelle comunità e istituti penali, se gli diamo subito accessi a percorsi di scuola e lavoro, come ad esempio quelli della cooperativa CIDIESSE che a Milano forma e inserisce al lavoro questi giovani con ottimi risultati, ecco che un giovane cambia in fretta e diventa studente e lavoratore, buon cittadino. Queste strutture e percorsi esistono: aiutiamoli a lavorare al meglio.

Dobbiamo fare in modo che lo sforzo dei Comuni, delle Forze dell’Ordine, delle Polizie Locali dei Comuni, non siano le sole azioni, ma che vi siano risorse e impegno per Procure e Tribunali e tutta la gestione della pena. Lo Stato investa su questo, e non scarichi sulle città. Se non si investe su queste cose, la sicurezza diminuisce, per tutti, e noi questo non lo vogliamo. Ciascuno faccia la sua parte. Noi ci siamo, ed è per questo che in questi giorni anche noi assessori a Milano siamo stati di giorno e di notte nelle comunità, a fianco degli operatori sociali e degli agenti delle Polizie Locali, della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Vogliamo che si alzi il livello di attenzione e investimento: subito.

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