Marco Granelli

27 luglio 1993, 30 anni fa, via Palestro: Milano ricorda l’attentato e le sue vittime

27 luglio 1993, 30 anni fa, Milano via Palestro, intorno alle 23, l’agente di Polizia Locale Alessandro Ferrari di servizio nelle strade della città vede un’auto con del fumo, lancia l’allarme, allontana le persone, lo fa con la sua collega Katia Cucchi insieme ai Vigili del Fuoco giunti sul posto tempestivamente come sempre, poi l’esplosione. Muoiono in cinque, il vigile Alessandro Ferrari, i vigili del fuoco Carlo la Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno, il sig. Driss Moussafir.

Ma non fu una fatalità, ma un attentato della mafia, che voleva intimidire lo Stato, La Repubblica, le Istituzioni democratiche, affinché allentassero l’attacco alla mafia. Era anni in cui la mafia tentò in tutti i modi di indebolire lo Stato, ma perse. Perse perché nelle nostre comunità ci sono sempre persone come le vittime di via Palestro che ogni giorno vegliano sulla nostra sicurezza, sulle regole e sulla buona convivenza civile, perché i cittadini e le istituzioni reagirono insieme e a Milano, a Firenze, a Roma, a Palermo, le città attaccate in quegli anni dalla mafia i cittadini e le istituzioni scelsero la legalità e la giustizia. Grazie a queste persone, a questi appartenenti ai corpi che vegliano sulla nostra vita, a tutte le loro compagne e ai loro compagni, che svolgono con dedizione, passione e professionalità il loro compito, tutti i giorni e tutte le notti. Così ci hanno regalato e ci regalano pace e giustizia, futuro e speranza.

Ecco le parole del cardinale Carlo Maria Martini ai funerali. “La notte buia della nostra società ha bisogno di punti di riferimento, di segni di coraggio civile e sociale. Col nostro pianto, si mescola, dunque, la fierezza per giovani così entusiasti del loro lavoro, così sereni e pronti ad ogni chiamata. Intenti nel loro servizio, preoccupati del bene di questa città, del bene di tutti noi, pronti a vigilare nel cuore della notte. È per noi che sono morti, per difendere le nostre vite, per vegliare sulla nostra incolumità, per non venir meno al loro compito.”

Dichiarazione del Presidente Mattarella per il 30° anniversario della strage di via Palestro

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione:

«Ricorrono trent’anni da quella notte, tra il 27 e il 28 luglio del 1993, in cui la mafia effettuò gli attentati in via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. A Milano fu una strage. Persero la vita i Vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’Agente di Polizia municipale Alessandro Ferrari, il cittadino del Marocco Moussafir Driss. Tanti i feriti sia nel Capoluogo lombardo sia a Roma. Alle vittime innocenti dello stragismo mafioso va il deferente pensiero della Repubblica, mentre rivolgo ai loro familiari sentimenti di intensa solidarietà e vicinanza.

Quelle bombe erano parte di una strategia terroristica che ha avuto il culmine negli agguati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che è proseguita fino a colpire siti artistici prestigiosi, simboli della bellezza e della storia del Paese, luoghi di significativa identità religiosa. Si è trattato di una sfida alla nostra convivenza civile, di un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l’azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali.

Fu un piano eversivo che è stato sconfitto. Parlamento, Governo, Magistratura e Forze dell’ordine fecero sì che i capi mafiosi fossero assicurati alla giustizia e gli autori degli attentati in via Palestro, in San Giovanni in Laterano, in San Giorgio al Velabro, condannati. La logica criminale è stata respinta anzitutto dalla civiltà e dalla dignità di un popolo che non ha rinunciato alla propria libertà, che ha saputo esprimere una cultura e una coscienza collettive inconciliabili con la pretesa di sopraffazione e con la disumana violenza insita nelle organizzazioni mafiose. Milano, come Roma, come Palermo, sono state alla testa della reazione sociale e civile.

Una lezione che conferma come libertà e democrazia vadano continuamente difese, giorno dopo giorno, dalle varie forme di illegalità, dalle incursioni criminali che toccano anche campi inediti, dai tentativi di sconvolgere la libertà della vita della società e dell’economia. L’esperienza ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile».