Marco Granelli

Le mie idee per Milano

Cosa fa della città una città? I luoghi vissuti dalle persone che si incontrano, dove si abitata, si lavora, si studia, ci si sposta, ci si diverte, si chiacchera mentre si prende un aperitivo o si va al mercato o si prende l’autobus o la metropolitana. Ma è anche la somma dei luoghi virtuali delle social street o dei social media dove ci si scambia immagini di come è bella o brutta la città e di come la si vorrebbe. Persone, famiglie, amici, case, strade, piazze, giardini.

Amministrare una città e cambiarla significa ascoltare le persone, osservare gli spazi, provare a cercare soluzioni possibili e trasformarle in risposte, togliere le cose brutte (lo sporco, le scritte, la ghiaia su fondo del Seveso, l’auto in doppia fila, i furti…) portare più decoro e più luce (come il doppio lampione a led sui passaggi pedonali) e aiutare le persone a trovare casa, lavoro, compagnia, un’associazione dove fare volontariato e incontrare amici…

Vuol dire dimezzare la quantità di nuove costruzioni mettendo più verde e, di quella metà da costruire, destinarne un quarto a edilizia sociale, aumentare le mostre per fare vedere il bello che le donne e gli uomini hanno saputo fare, e portare tutti almeno una volta in cima al nostro Duomo e a visitare Palazzo Marino.

 Amministrare la città vuol dire sviluppare reti e connessioni, siano esse digitali, sociali, culturali o materiali. Mettere in relazione le persone e le idee, moltiplicare le possibilità e le occasioni. E rispettare ciò che abbiamo avuto: così si crea il futuro.

DSC_26534Infine amministrare una città vuol dire ringraziare ogni volta chi lavora per noi di notte, al sabato e alla domenica, a Natale e a Capodanno, come gli agenti delle Forze di Polizia e della Polizia Locale, i Vigili del Fuoco, i medici, infermieri, soccorritori degli ospedali e del 118, gli operatori e i volontari della Protezione civile, delle unità mobili, delle comunità per minori, disabili, malati, rifugiati e per le altre persone in difficoltà, i volontari e gli operatori ecologici dell’AMSA. Perché senza un grazie, senza solidarietà, la città non è più umana.