Marco Granelli

Ieri in Stazione Garibaldi per onorare e ricordare il milite ignoto

Ieri 8 ottobre 2022 sono stato alla stazione Garibaldi a visitare il treno che ricorda dopo 100 anni la traslazione della salma del milite ignoto da Aquileia a Roma. Un lungo viaggio tra il 28 ottobre e il 2 novembre 1921 della salma di un soldato senza nome, a memoria e ricordo di tutti i soldati morti, la cui salma non è stata identificata. Ho portato i saluti di Milano, per ricordare questi soldati morti nella prima guerra mondiale: 651.000, uno ogni 53 italiani di allora, una parte dei 9 milioni di soldati morti in tutto il mondo nella prima guerra mondiale. È giusto e doveroso ricordare il sacrificio di quegli uomini, provenienti da ogni parte d’Italia, accomunati dall’esperienza di aver combattuto tra mille sofferenze nelle trincee e dalla triste storia di aver trovato la morte nella guerra. A loro dobbiamo un ringraziamento per la loro vita e il loro sacrificio, e un pensiero deve andare alle loro famiglie straziate dal dolore, e in modo particolare a quelle che non hanno neanche potuto vedere la sepoltura del loro caro. E le lettere dei soldati morti che sul treno si possono ascoltare e le immagini di quella guerra che si vedono, fanno pensare e meditare sulla sofferenza e sacrificio di quegli uomini e le loro famiglie, uomini provenienti da tutta Italia. Un secondo pensiero che ho posto all’attenzione è un ringraziamento alle Forze Armate di oggi per il loro servizio alla comunità nazionale e a tutto il mondo, per il loro lavoro di sicurezza e di pace. Infine non ho potuto non ricordare la guerra che oggi l’Europa sta vivendo, ancora 100 anni dopo la prima guerra mondiale, la guerra dovuta all’aggressione della Russia all’Ucraina, e alla difesa che il popolo e le forze armate ucraine stanno facendo ogni giorno per difendere il loro Paese e la loro indipendenza. Una causa giusta per difendersi dall’aggressione. Ma la guerra è sempre tragica, una strada che porta sofferenza, povertà, lacerazione. La guerra consuma risorse e porta povertà, dolore, disagio, distruzione, morte in Ucraina, ma anche povertà e disagio in tutta Europa. Per questo dobbiamo capire come Europa, come far terminare più in fretta possibile il conflitto e come restituire pace e indipendenza all’Ucraina, e come porre termine alla tragedia che anche il popolo russo sta vivendo. Fare memoria del sacrifico di quei 651.000 italiani della prima guerra mondiale, significa anche questo: lottare per difendere la libertà e indipendenza dell’Ucraina aggredita, lottare per far finire la guerra e portare la Pace.

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